Riprendiamo il nostro viaggio da Mesa Verde nel tardo pomeriggio e lungo la Highway 163 abbiamo notato un punto in cui sostavano diverse auto, in prossimità di una bandiera americana. Fermatevi!!! perché da qui vengono scattate le tipiche foto che ritraggono la strada infinita che si perde fino ad osservare in lontananza la caratteristica sagoma della Monument Valley.
Per accedere a questo parco Navajo è necessario acquistare uno specifico ingresso, in quanto non rientra tra i parchi nazionali. Nonostante il pass sia giornaliero, entrando nel tardo pomeriggio ci hanno rassicurato che sarebbe stato considerato valido anche per il giorno successivo e quindi abbiamo deciso di approfittarne e iniziare a dare un occhio al centro visitatori e al primo punto di vista che si affaccia sul pianoro e sulle sue guglie rocciose, celebri come simboli di tutti i vecchi film americani ambientati nel far west. Il centro informazioni non è sicuramente a livello dei parchi nazionali, abbiamo recuperato solo una mappa in bianco e nero poco precisa, che segnala il percorso consigliato e i principali punti di interesse. È presente anche un piccolo negozio, in cui vengono venduti prodotti Navajo a prezzi esorbitanti. Se volete comprare qualche ricordo, vi consiglio di evitare il negozio e di fermarvi nei tanti mercati che incontrerete lungo la strada nel tragitto verso il Grand Canyon: sono più economici e troverete più scelta. Abbiamo scattato qualche foto e poi siamo tornati alla nostra casetta e pochi km dall’ingresso del parco. Questa volta, abbiamo optato per una struttura con Airbnb e siamo stati molto soddisfatti della scelta! La vista che si gode dal patio della casa è infatti impareggiabile. Si vedono le guglie della Monument Valley senza ostacoli che contrastano con la colorazione del cielo al tramonto e all’alba.
Abbiamo cenato in veranda, cucinando quello che siamo riusciti a recuperare al supermercato, l'unico in zona. L’attrezzatura per cucinare non è il massimo e non è presente il frigo, ma in fondo è stato divertente organizzare una cena anche con un semplice fornellino a gas, godendoci la serata all’aperto in questa splendida veranda con vista.
Alla mattina avevamo puntato la sveglia all’alba. Ci siamo alzati prima che sorgesse il sole e lo abbiamo visto comparire piano piano, facendo capolino tra le rocce. Eravamo in prima fila per questo spettacolo che non fa altro che risaltare ancora di più la bellezza di questa zona, mettendo in risalto la sua famosa silhouette.
Abbiamo fatto colazione ancora in veranda, preparato i bagagli e siamo partiti per il tour vero e proprio del parco. È possibile scegliere tra due soluzioni: entrare e visitarlo in autonomia con la propria auto (accesso non consentito per auto sportive e per camper) oppure affidarsi ai tour organizzati dai Navajo con delle jeep aperte. Considerando la quantità di terra rossastra che si solleva in ogni istante e il desiderio di poter decidere in autonomia quanto tempo dedicare ad ogni tappa, abbiamo optato per utilizzare la nostra auto. Una volta entrati, potrete percorrere il percorso circolare segnalato, anche se devo dire che non hanno investito molto nelle indicazioni. Appena trovate un punto dove è possibile parcheggiare, fermatevi ad ammirare la vastità di questo luogo: sembra continuare all’infinito e ogni tanto qua e là sbucano dal pianoro alte guglie.
Per completare il giro e scattare le varie foto abbiamo impiegato circa 2 ore, dopo di che siamo partiti in direzione della tappa successiva: il Grand Canyon.
Meta famosa e riconosciuta in tutto il mondo è sicuramente da considerare tra i posti più affollati dove siamo stati durante il nostro tour. Siamo entrati nel parco dall’ingresso ovest e al momento del nostro arrivo il tempo non era dei migliori: una pioggia fine e un po’ di nuvole sicuramente non erano di supporto nel valorizzare questa tappa. Abbiamo sbrigato le formalità per la registrazione nel nostro lodge e poi siamo andati diretti al visitor center, davvero interessante, ricco di informazioni e video che spiegano come si è formato il Grand Canyon. Il suo processo di formazione è iniziato miliardi di anni fa e la lettura di questa durata è evidente nelle diverse striature di colore della roccia che segnalano le diverse fasi di formazione: arenaria, scisto scuro e calcare chiaro. Il colore che però predomina sul tutto è il rossiccio.
Per muoversi all’interno del parco è necessario usufruire dei pulmini interni, che negli orari di punta risultano molto affollati. Abbiamo quindi deciso nel tardo pomeriggio di iniziare la visita del parco utilizzando la linea rossa dell'autobus in direzione Hermits Rest, raggiungendo a piedi la seconda fermata dopo il capolinea (per evitare la coda) e iniziando ad apprezzare la vista sul canyon da rim. Siamo arrivati fino a Mohave point che viene consigliato come uno dei punti da cui apprezzare la migliore vista sul tramonto, ma non siamo stati molto fortunati a causa delle diverse nuvole della giornata. Rimanendo all'interno del parco, non troverete grandissima scelta per la cena. Noi abbiamo optato per il Maswik Pizza Pub, per un locale dove è possibile mangiare la classica pizza americana formato famiglia, nel complesso non male.
Il giorno successivo sveglia presto, puntavamo a vedere l’alba. La zona consigliata per l'alba si trova tra lo Yavapai Point e il Mather Point. Appena arrivati, ci siamo ritrovati insieme ad una folla di persone che come noi aspettavano di vedere il sole sorgere. Purtroppo, non è andata molto bene e il sole si è ancora timidamente nascosto tra una serie di nuvole. Dopo la delusione, siamo andati a fare colazione prima di proseguire ancora il tour del parco. Abbiamo ripreso l’autobus e siamo ritornati a rivedere i diversi point of view che non eravamo riusciti a completare il giorno precedente.
Uscendo dal parco ci siamo fermati per una tappa al Desert View Watchtower. La vista da questo punto è davvero particolare e diversa dalla zona centrale del parco e per questo motivo vi consigliamo questa tappa.
Da qui abbiamo proseguito guidando per un bel pezzo nel mezzo del nulla. Strade a perdita d’occhio, che attraversano piccoli paesi che sembrano abbandonati. Siamo anche arrivati ad un incrocio con la ferrovia, dove abbiamo atteso che passasse uno degli infiniti treni americani per il trasporto merci. Impressionanti, nulla a che vedere con la concezione dei treni italiani. Durante l’attesa di oltre 15 minuti mi sono venuti in mente un’infinità di film dove compaiono questi treni così caratteristici e originali.
La tappa successiva è stata l’Horseshoe Bend. Questo punto di osservazione sull’ansa del canyon è abbastanza famosa e per raggiungerla è necessaria una passeggiata di circa 20 minuti. Una volta arrivati, la zona si presenta affollata da un enorme aggregamento di persone che si sporgono sempre più per lo scatto perfetto. Basta fermarsi un attimo ad osservare a quanto ci si spinge in pericolo pur di avere lo scatto migliore.
Fatte le foto di rito, siamo andati al nostro Airbnb a Page, che probabilmente può essere indicato tra le sistemazioni migliori di questa vacanza.
Per il giorno successivo avevamo prenotato da tempo il tour dell’Antelope Canyon. Avevamo letto e riletto post online per scegliere tra le due alternative disponibili (nord e sud), alla fine la scelta era ricaduta sul secondo. Nel programmare il vostro tour tenete presente l’orario della giornata. Il consiglio è quello di scegliere con cura l'orario, per evitare che il sole entrando perpendicolarmente nel canyon, annulli i giochi di luce che si creano al mattino e al pomeriggio. Il tour anche in questo caso è organizzato dai Navajo, che chiedono un compenso significativo (100$ a testa). Noi lo abbiamo organizzato prenotando con Dixie Ellis' Lower Antelope Canyon. Il nord e sud canyon sono proprio sul confine della timezone tra Arizona e Utah, quindi fate attenzione all'orario di prenotazione. Nel caso di Dixie Ellis' le prenotazioni sono sempre riferite all'orario dell'Arizona. La visita viene organizzata con una guida che segue mediamente 10-15 persone. Dopo essere scesi per una stretta scala, si cammina per 45min nel canyon e la guida si fa carico di evidenziare i punti di maggiore interesse per fare gli scatti più particolari. Sono rimasta solo un po’ perplessa quando prima di iniziare il tour la guida ha insistito tanto per modificare le impostazioni di tutti i cellulari e macchine fotografiche (Marco non era d'accordo) per rendere i colori e i contrasti più intensi. In fondo, non credo che sia poi così necessario. L’Antelope è un canyon davvero particolare, con le sue forme ricavate ad opera arte dall’acqua e dal tempo, tanta attenzione alle impostazioni utilizzate per gli scatti non è poi così fondamentale per riuscire a vedere la bellezza di questo luogo.
Finito il tour, siamo ritornati verso Page e siamo andati a visitare la diga su Lake Powell. Per chi è interessato è possibile fare un tour guidato all’interno, per comprendere meglio il funzionamento della diga nella generazione dell’energia. Se non avete tanto tempo, il salone principale contiene già molte informazioni interessanti. A questo punto avevamo ancora qualche ora di sole a disposizione e siamo entrati nel parco Glen Canyon. Tra le diverse attrazioni è possibile accedere anche ad una spiaggia dove rilassarsi e fare il bagno nel lago.
Per la tappa successiva avevamo tentato mesi fa di vincere la lotteria per il famoso The Wave. Ne avete mai sentito parlare? Si tratta di un canyon caratterizzato da rocce molto particolari, che sembrano quasi onde di pietra, colorate in diverse striature. Abbiamo tentato, ma purtroppo non abbiamo vinto la lotteria e abbiamo dovuto valutare un'alternativa.
Abbiamo scelto di inserire lo Zion National Park. Questo parco a volte viene lasciato indietro nei tour, ma comunque ha diverse attrazioni interessanti. Nel nostro caso purtroppo il parco era stato pesantemente danneggiato nel corso del mese di luglio, da forti acquazzoni che hanno provocato dei crolli rendendo inagibile il trail più interessante: Angels Landing. Anche in questo parco ci si muove verso i diversi punti di osservazione utilizzando autobus, che però sono molto frequenti e assolutamente non affollati come nel Grand Canyon. Abbiamo scelto alcune brevi passeggiate che ci avevano consigliato al centro informazioni, tra quelle rimaste percorribili: Riverside walk, Lower Emerald Pool Trail e Weeping Rock Trail . L'ambientazione del parco è molto diversa da quelle che avevamo già visitato e ricorda forse un po' di più le nostre Alpi.
Le tappe di questo post ci hanno conquistato come le precedenti. Una vera e propria immersione nella natura dei parchi americani, ognuno con una sua peculiarità. Nella nostra mente si erano impressi i luoghi fantastici dove eravamo già stati e cresceva l’aspettativa su quelli avanti a noi ancora da scoprire. Nel prossimo post vi racconteremo le ultime tappe nella natura della West Coast USA.
Ringraziamo il nostro compagno di viaggio Dimitri per tutti gli splendidi scatti che ci ha regalato, sia per le foto di noi 2 insieme che delle foto di gruppo.
Prima di partire
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dove soggiornare? Queste le soluzioni che abbiamo scelto con pro e contro:
- Monument Valley: non ci sono molte alternative per dormire nel parco. Noi abbiamo trovato un compromesso, una bella casetta con Airbnb a pochi minuti dall’ingresso con uno splendido patio con vista diretta sulla silhouette delle guglie del parco. Ottima soluzione, bisogna un po’ organizzarsi per i pasti dato che non è molto attrezzato
- Grand Canyon: l’unico modo per ottimizzare i tempi è trovare una soluzione interna al parco. I costi sono davvero esorbitanti e le strutture devono essere prenotate con ampio anticipo. Noi abbiamo trovato posto allo Yavapai lodge, prenotando direttamente la struttura. Nel nostro caso si trattava di una camera poco pulita e polverosa, ma in ottima posizione
- Page: abbiamo soggiornato in una splendida casa sempre Airbnb. Devo ammettere che le foto non rendono giustizia a questa struttura pulita, confortevole, con ampi spazi e dotata di tutto il necessario
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