Ci sono luoghi che sembrano disegnati per farti sentire piccolo, per ricordarti quanto la natura sia immensa e indomabile. Il Cile, in particolare la Patagonia cilena, è uno di quei posti. Durante il nostro viaggio tra Argentina e Cile, abbiamo deciso di dedicare tre giorni alla scoperta di questa terra di vento e silenzi, partendo da El Calafate e spingendoci fino alle porte del famoso Parco Nazionale Torres del Paine. Non avevamo aspettative precise, solo il desiderio di perderci tra paesaggi selvaggi e la Patagonia non ci ha delusi.

1° Giorno: l'arrivo a Puerto Natales, tra confini e colori

La nostra avventura cilena inizia presto la mattina, con il bagagliaio carico e la strada che corre verso sud. Lasciamo El Calafate alle spalle e ci prepariamo ad affrontare non uno, ma ben due valichi di frontiera per entrare in Cile.

La traversata è scorrevole, anche se le formalità doganali ci ricordano che qui tutto richiede tempo e pazienza. Il paesaggio, intanto, cambia lentamente. Le praterie argentine si fanno sempre più desolate, e quando finalmente arriviamo a Puerto Natales nel primo pomeriggio, ci accoglie un cielo nuvoloso e un vento che sembra volerci dare il benvenuto Patagonia.
Dopo esserci sistemati nella nostra casetta sul fiordo, usciamo subito a respirare l’aria frizzante del Cile. Cominciamo la nostra passeggiata da Plaza de Armas, cuore pulsante della cittadina, con la sua chiesa in legno e le bancarelle di artigianato.

Le vie intorno sono piene di piccole boutique, murales colorati e locali con grandi vetrate che invitano a rifugiarsi dal freddo. Puerto Natales ha quell’atmosfera di frontiera, sospesa tra la fine del mondo e l’inizio di un’avventura.

2° Giorno: i colori e la forza del Parco del Paine

La mattina del secondo giorno ci svegliamo presto, pronti per una lunga giornata tra laghi e montagne. Dopo una colazione veloce, saliamo in auto e ci dirigiamo verso l’ingresso del Parco Nazionale Torres del Paine. Il cielo è parzialmente velato, il vento già forte, ma l’entusiasmo è troppo grande per farci scoraggiare.

Prima di raggiungere l'ingresso del parco ci fermiamo in una piazzola per ammirare il Lago el Toro, dove il turchese delle acque risalta in contrasto con le montagne sullo sfondo, che sembrano dipinte.

Ci fermiamo poi al centro informazioni all'ingresso del parco, per acquistare i biglietti e capire lo stato dei sentieri. La gentilezza del personale e l’organizzazione impeccabile ci fanno subito sentire benvenuti.

Iniziamo quindi il nostro giro del parco in auto, pronti a fermarci ad ogni curva per scattare foto e respirare la bellezza selvaggia di questo luogo. Per un giro completo, passando dal Lago Grey e arrivando fino alla Laguna Amarga, considerate circa 2 ore e mezza, incluse le soste ai numerosi mirador: ogni punto panoramico merita una pausa e qualche foto. È tanta strada, ma ne vale davvero la pena.

Questo il giro completo che abbiamo fatto in una giornata intera partendo da Puerto Natales.

Dall'ingresso del parco, proseguiamo verso uno dei luoghi che più sognavamo di vedere: il Lago Grey. Qui ci sarebbe dovuta essere la nostra avventura in barca tra gli iceberg, ma il vento, che in Patagonia detta legge, ha deciso diversamente. Le condizioni sono proibitive, tutte le escursioni sono cancellate. Un po’ delusi, ci consoliamo con un pranzo nella caffetteria dell’Hotel Lago Grey, seduti di fronte alle grandi vetrate che ci regalano una vista spettacolare sulle acque grigie e increspate.

Riprendiamo il nostro percorso verso il cuore del parco. Ogni tratto ci regala uno spettacolo: la Cascata Salto Grande, il turchese irreale del Lago Pehoé, la quiete della Laguna Larga e la vegetazione bassa e resistente che sopravvive ai venti costanti.

Ci fermiamo anche al Lago Nordenskjöld e infine al Lago Amarga, dove la natura sembra volerci abbracciare con tutta la sua potenza.

Prima di rientrare, facciamo tappa alla Cueva del Milodón, una grotta imponente dove furono ritrovati i resti del milodonte, un gigantesco bradipo preistorico. Enea, incuriosito, guarda la statua del milodonte e non resiste: deve toccarla.

A parte la storia del Milodón, questa grotta non è niente di che, secondo noi evitabile.

La giornata si chiude in bellezza con una cena da Afrigonia, un ristorantino che mescola sapori cileni e africani in piatti sorprendenti.

Ma prima di rientrare, non possiamo resistere a un’ultima passeggiata sul lungomare di Puerto Natales, fino alla famosa Mano Gigante e alla statua del Milodón. Il vento continua a soffiare, ma ormai siamo abituati: fa parte del fascino di questa terra.

3° Giorno: trekking nel Parco Nazionale Torres del Paine

Il terzo giorno decidiamo di rientrare ancora una volta nel parco, perché ci sembra impossibile lasciare la Patagonia senza aver camminato almeno un po’ tra i suoi sentieri.

Dopo aver controllato le condizioni meteo al centro informazioni, optiamo per un’escursione breve ma panoramica: il Sendero del Cóndor. Parcheggiamo l’auto all'inizio del sentiero e iniziamo a salire verso il mirador. Il percorso è esposto, il vento soffia così forte da farci barcollare, ma Enea, ben protetto nel marsupio, si gode il panorama al caldo.

Dall’alto, la vista sul turchese Lago Pehoé è semplicemente incredibile. Le cime di Torres del Paine, invece, restano nascoste dietro un muro di nuvole che non vuole aprirsi. Ma va bene così. La Patagonia ci insegna che la natura ha i suoi ritmi e che la bellezza è anche in quello che non si vede, nel mistero, nell’attesa.

In una giornata senza nuvole, il suo splendore può essere come quello di questa foto: da lasciare senza parole!

Dopo la discesa, torniamo alla caffetteria del Lago Grey per un pranzo veloce e caldo. Prima di lasciare il parco, facciamo ancora una sosta al Salto Chico, una piccola ma suggestiva cascata che scorre impetuosa tra rocce e cespugli.

Il viaggio di ritorno verso Puerto Natales è silenzioso, ognuno assorto nei propri pensieri. Attraversiamo praterie infinite, punteggiate da qualche guanaco e dalle sagome lontane dei condor in volo.

Questi tre giorni in Cile ci hanno regalato emozioni che difficilmente dimenticheremo. La forza del vento, i colori mutevoli dei laghi, la gentilezza della gente e quella natura senza filtri che ti insegna a rallentare e ad osservare. Non importa se non abbiamo fotografato le cime di Torres del Paine in tutto il loro splendore. Quel che ci portiamo a casa è molto di più: la sensazione di aver vissuto un piccolo pezzo di infinito.

Prima di partire

Apartment-view